A distanza di qualche anno mi capita di scoprire una nuova ‘miniera’ di Aglio Ursino, dove il raccolto possibile è illimitato. Gli ho perciò dedicato una tela di almeno un metro quadro.

Questa barca, incontrata insieme ad altre, in riva al Ticino a Sesto Calende, mi ha colpito per la posizione che occupava, sospesa sull’acqua nella quale si specchiava un cielo in movimento: energia in attesa, tra due mondi perché ‘ciò che è sopra è ciò che è sotto’ e viceversa.

Quando sono sbarcato a Napoli per la prima volta, nel giro di poche ore sono saltati molti metri di valutazione e paragone. Il golfo di Napoli è un altro mondo, rispetto a quello dove sono cresciuto.
La sua geologia è altro, anche la sabbia è altra, perciò, mappa alla mano, la terra (fertile) non può che avere quel colore.

Il medesimo ambiente per l’opera scelta per il manifesto ’25 mi ha offerto altra inquadratura e altre protagoniste. Ma il ‘sopra’ e il ‘sotto’ continuano ad assomigliarsi, perché ‘non tutto è come sembra’ e spesso non riusciamo a vedere le cose dal giusto verso.

Un pioppeto, come qualsiasi altro impianto in agricoltura, se ben fatto, ci regala intense geometrie che spesso si manifestano meglio con lo sviluppo completo della vegetazione. A volte, invece, le geometrie evolvono col variare del tempo e delle stagioni.
A conferma dell’effimera esistenza dei vegetali coltivati, qualche settimana dopo il mio passaggio, il bosco artificiale è stato abbattuto.

Una coppia di bovine, in un pascolo improbabile, cercavano acqua e refrigerio. Io c’ero e ho deciso di rendere l’asprezza del paesaggio montano con materiali differenti, oltre ai colori, naturalmente.

E’ una delle opere più impegnative di quest’anno pittorico, non tanto per i differenti materiali utilizzati, quanto per il soggetto stesso che é complicato dall’assenza di punti di riferimento.
D’altra parte è il luogo raffigurato ad essere complesso: rocce calcaree che si lasciano erodere, acqua apparentemente ferma, ma in costante movimento, vegetazione che varia incredibilmente, a secondo dell’altimetria, ma, soprattutto, secondo la distanza dall’acqua e perciò in maniera abbastanza unica.

Gli odori del bosco in estate non sono facili da descrivere né, men che meno, da dipingere.
L’ombra delicata delle betulle non copre tutto il cammino, anzi. Dove entra la luce le Ginestre dominano il paesaggio, contendendo lo spazio all’Erica e ai Rovi: quindi ci sono almeno 6-7 sensazioni differenti per il naso, oltre che per gli occhi, purché ci sia la luce del sole.

La scoperta che continuo da anni, del Piemonte collinare, mi ha portato ogni volta a vedere ambienti molto diversi, soprattutto quando si passa da luoghi di intensa e storica coltivazione ai terreni incolti.
In questo, di fronte ad una tartufaia, la collina che si perde fino all’Appennino, si sta coprendo di una miscela di colori frutto delle colture che negli anni l’hanno sfruttata e sulle argille domina il Pioppo Bianco più ruspante che mai.